"Cè una materia viva che accetta la sfida della complessità e la trasforma
in ricchezza, in sintesi superiore. É possibile muoversi dentro l' oceano
della materia senza bisogno di rifugiarsi dentro qualche porto più
rassicurante, ma freddo, neutro, devitalizzato. Ed è vero che il
sovraccarico, la saturazione, il sovraffollamento di materiali,
informazioni, segnali, produce panico, dissuasione: ma da questa tempesta di
materie si può anche e innanzitutto estrarre il mondo. Spaziare fra i
materiali più abbondanti e multiformi e trasformarli in armonia. Fare
sintesi calde. Fare sintesi calde vuol dire che quando si vola sulle ali
dell' esperienza luminosa e magica, tanto più si va a toccare l'energia come
principio di vita. l'estasi della materia : uscire dalla stasi della
materia, liberarla dalla pesantezza, dalla necessità, suscitare materia
felice. Si tratta di gettare il pensiero nelle categorie della vita, dice
Deleuze, mai il contrario" (F. Bolelli). "Risvegliare i poteri assopiti
delle cose" (C. Baudelaire).

Alessandro Pitré

A partire dalla forza espressiva e dalla densità sensoriale dei materiali,
spesso associati alla scrittura come metafora della memoria , cerco dei
riferimenti personali e collettivi. Fisso le tracce e documento le
stratificazioni di una società nella quale la velocità del movimento e del
tempo aumenta sempre di più. La fecondità dell¹innovazione scientifica e
tecnica cancella rapidamente il passato, lasciando un senso di vuoto e
sradicamento.Contrappongo l'intensità simbolica e la vitalità dei materiali
segnati dalle tracce dell'uso e del tempo al vuoto dell'oblio di un passato
recente che non ha avuto il tempo di depositarsi nella memoria collettiva.
Cerco anche di esplorare il rapporto fra uomini e oggetti nel contesto di
società pre-tecnologiche, in particolare nella cultura rurale, che pur
appartenendo ad un passato storico recente, é ampiamente rimossa nella
memoria collettiva. Una tela tessuta a mano, per esempio, poteva nascere
come lenzuolo, diventare poi, dopo innumerevoli ricuciture e rattoppi, un
sacco per il grano, poi trasformarsi ancora in grembiule per diventare uno
straccio, ma sempre fino all'usura totale. Le degradazioni e manipolazione
successive non toglievano dignità agli oggetti, ma erano, al contrario,
considerati come interventi naturali e anche "morali". L' economia della
cultura rurale era basata sul risparmio e riciclo totale. In questo contesto
sociale il rispetto quasi "sacro" degli oggetti determinato dal bisogno e
dalla povertà, permettevano una coabitazione eqilibrata con l'ecosistema.
Gli oggetti erano preziosi perché rari, e dall'economia delle risorse
dipendeva la sopravvivenza.
Paradossalmente oggi gli oggetti non sono più preziosi perché sono
abbondanti, ma per sopravvivere noi dobbiamo ripensare al nostro rapporto
con essi. E allora esploro l'estetica nata spontaneamente nella cultura
rurale, e utilizzo la stessa logica nella realizzazione dei miei quadri.
Il nostro rapporto agli oggetti si é banalizzato e impoverito. Guardo con
stupore le possibilità di trasformazione che essi hanno, cerco di ridargli
valore offrendogli un'altra vita e un'altra funzione.

Rosanna Del Prete

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